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Trent’anni fa Palermo era essenzialmente rilevante per essere il centro internazionale della mafia e la sede di quel potente dispositivo istituzionale di redistribuzione del reddito chiamato Regione Siciliana. Di fatto, se guardiamo indietro non possiamo non constatare che molto è cambiato e in meglio; proprio perché non si tratta di ripartire da zero, è necessario non disperdere l’esperienza di quella generazione di persone che, nella prima metà degli anni 2000, aveva riscoperto il centro storico come luogo naturale nel quale investire, dando vita, a vari livelli e in differenti ambiti, a interessanti declinazioni di quella dimensione sincronico/sociale del patrimonio culturale e storico al quale abbiamo accennato, innanzitutto abitando e animando il cuore della città con iniziative, gallerie d’arte, luoghi di produzione culturale e di offerta di servizi anche per un turismo tutt’altro che marginale dal punto di vista economico ma socialmente sostenibile e culturalmente curioso. [

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